Alberi della Vita
È domenica. Ed è pieno inverno. A Castelli nevica. I fiocchi bianchi scendono lenti, quasi scanditi dai battiti di un metronomo, sui tetti delle case, sui muretti e ricoprono i sanpietrini che operosi mestieranti, a suo tempo, hanno posto. La luce calda dei lampioni spezza la coltre bianca e Luigi, affacciato alla finestra della sua storica dimora, accompagna i suoi pensieri con una delle più belle incompiute della storia della musica: la Turandot di Puccini.
L’Artista riflette sulla storia del suo paese, dei suoi abitanti. Sono persone dalle solide radici, gente che sa ancora vivere lentamente, come la natura biologica impone all’essere umano. Sono pazienti i castellani e conoscono perfettamente il valore del tempo, sanno attendere.
Nell’imponente libreria Luigi scorge un libro dedicato a G. Klimt. Subito l’intuizione. L’ Albero della Vita appare come la metafora perfetta e decide di rendere omaggio, con questa linea, alla sua Terra, ai suoi Abitanti.
Nell’opificio, frutto del lavoro costante di due generazioni, le sue Mani Sapienti plasmano Gea, creando opere dalle linee sinuose e affascinanti. Dopo la smaltatura, eseguita secondo le antiche tecniche, ecco il tocco d’artista. Improvvisamente il pennello, intriso di Marrone e Arancio, scorre lentamente sulla superficie "bocciardata", una perla in grado di regalare un’esperienza unica. Basta poggiare delicatamente una mano sulla superficie dell’opera per carpire l’essenza del Borgo Castellano, con le sue botteghe artigiane, i suoi profumi, i suoi forni, il suo patrimonio artistico, culturale, umano.
L’Albero diviene un inno alla Vita, simbolo di una comunità dalle solide radici che affondano in un terreno fertile, di una comunità creativa sempre pronta a innovare, tendendosi la mano.
Per le location si ringraziano:Biblioteca provinciale "M. Delfico"; Carducci Bistrot di via Carducci; Poker pelletterie Teramo; Avila Cafè Teramo; Studio Architetto dott. Maurilio Ronci; Studio 84 - Hair Salon - Teramo.